questo post non vuole essere critico né giudicante. Quando è nato Caterpillar eravamo molto attenti, entrava in una stanza e noi spegnevamo subito la televisione. Obbligavamo anche amici e parenti a non vederla davanti a lui. Poi è passato del tempo e lui ha incominciato a parlarmi (poche parole sconnesse ma il senso si capiva bene) di alcuni cartoni animati che aveva visto all'asilo (ALL'ASILO NIDO!!!). Sembra essere una didattica molto diffusa. La mattina si svolgono le normali attività poi la pappa, la ninna e al risveglio c'è TV sitter. Ci sono meno maestre, forse sono stanche, sotto pagate, poco motivate, il fatto stà che così i bimbi sono tranquilli, tutti seduti, attenti, in silenzio; si, sono più gestibili.
Alla fine abbiamo ceduto anche noi e abbiamo comprato dei DVD (la carica dei 101, la spada nella roccia, il libro della giungla ecc.) da fargli vedere ogni tanto.
Si parte sempre molto convinti e sicuri ma poi, quasi sempre, si aggiusta il tiro in corso d'opera. Anche per noi sono arrivate le giornate difficili, i capricci già alle 8 del mattino, il tran-tran quotidiano, la stanchezza, e a volte la televisione alle 5 del pomeriggio sembra l'unica salvezza, un attimo di riposo. Pausa.
Comunque, sempre più studi dimostrano quanto la TV sia dannosa per i bambini soprattutto al di sotto dei tre anni. Ne ho presi quà e là qualcuno (che però non tiene conto della salute dei genitori) giusto per non perdere di vista la giusta misura.
La tv prima dei 3 anni causa danni al cervello
UNO STUDIO SUI NEURONI DEL BAMBINO
Articolo apparso su LA STAMPA del 25 ottobre 2004, pag. 11
UNO STUDIO SUI NEURONI DEL BAMBINO
Articolo apparso su LA STAMPA del 25 ottobre 2004, pag. 11
Fa davvero così male la tv ai bambini? Secondo uno studio dell'American Academy of Pediatrics può addirittura portare un piccolo durante la sua crescita al cosiddetto Attention Deficit Hyperactivity Disorder, in pratica un disturbo da deficit di attenzione con iperattività definito dagli scienziati ADHD oppure ADD in UK. Ne è affetto il 12% dei bambini statunitensi, e questa condizione particolare ha cominciato a diffondersi negli States proprio durante gli ultimi cinquant'anni, guarda caso proprio con l'avvento della scatola magica dentro le nostre case. L'American Academy of Pediatrics ha preso in esame duemila bambini da uno a tre anni, li ha spiati, seguiti e analizzati e il risultato dello studio è stato inequivocabile: tutta colpa della tv. Fra l'altro si tratterebbe di una ricerca molto importante anche perché dimostrerebbe per la prima volta che i neuroni del cervello di un bambino si sviluppano in maniera diversa se resta attaccato allo schermo per qualche ora al giorno. Sarebbe la velocità delle immagini che deformerebbe il suo senso della realtà. Il dottor Dimitri A. Christakis, direttore del Child Health Institute at Children's Hospital and Regional Medical Center, di Seattle, che ha condotto questa ricerca, sostiene che guardando la tv si ricostruisce il cervello di un bambino. Il danno appare più evidente dai 7 anni quando il piccolo ha difficoltà a prestare attenzione a scuola. "Al contrario della vita quotidiana", dice Christakis, "il passo della tv è molto accelerato rispetto alla realtà di tutti i giorni". Le immagini che un bimbo cattura nel suo cervello dagli schermi della scatola nera vanno troppo veloci e magari senza neppure una precisa connessione logica: "Così la loro rapidità diventa normale per quei bambini che in realtà non sono più normali", aggiunge Christakis. Come disse Jane Healy, psicologa dell'infanzia, il problema è capire se il rumore insistente della tv in una casa può interferire con lo sviluppo dell'"inner speech", la costruzione del discorso, il passaggio da quello che si sente dentro a quello che si esprime, dal quale un bambino impara a pensare attraverso i problemi, i progetti e la riflessione.
Lo sviluppo cerebrale rischia di fermarsi
Un bimbo che gioca con le sue dita ha il sistema neurale che gli viene proprio dal flettere, tirare e stirare ed esercitare quelle dita. La stessa cosa avviene per il cervello, che deve in pratica allenarsi nello stesso modo. Gli scienziati, però ci spiegano pure che il cervello sviluppa un sistema unico dalla nascita ai tre anni. E se un bambino siede come ipnotizzato davanti a qualcosa, quelle vie neurali non si creano. Questo è l'importante sviluppo del cervello che rischia di fermarsi all'età di tre anni. Certo, sembra impossibile che qualcosa di così innocente come anche solo un programma educativo della tv possa nuocere tanto. "Non riesci a pensarlo", dice Claire Eaton, 27 anni, da Lewisham, Australia, al giornalista Jean Lotus che ha costruito un lungo servizio sull'ADHD. "Basta davvero una mezz'ora di pace e di quiete in casa per creare dei problemi al futuro di tuo figlio?".
I danni si riscontrano all'età di 7 anni
Possono genitori che si servono di video come "Baby Einstein" e "Teletubbies" portare i loro figli al rischio di una vita passata nelle "Classi speciali" o a riempirsi di Ritalin, che è un calmante tipo Tabor da somministrare ai più piccoli? Nella sua ricerca condotta su duemila bambini, Christakis ha trovato che per ogni ora passata alla tv nell'età compresa fra uno e tre anni, i soggetti più piccoli hanno quasi il dieci per cento in più di probabilità di sviluppare problemi di attenzione che possono essere diagnosticati all'età di 7 anni come ADHD. Un bimbo ai primi passi che invece si puppa tre ore di televisione al giorno ha il 30% in più di probabilità di avere seri difficoltà a scuola.
Insonnia e ritardo nel linguaggio
Come si manifesta nelle sue forme più elementari questa malattia? Un esempio potrebbe essere quello di M., un bambino di dieci anni. Dai dati anamnestici si rivelano: l'assenza di problemi antecedenti familiari per problemi di linguaggio o di apprendimento; la presenza, nei primi periodi della sua vita, di un sonno irregolare con frequenti risvegli notturni. Le tappe dello sviluppo motorio sono risultate nei limiti della norma, mentre si è evidenziato un ritardo nello sviluppo del linguaggio, con lieve compromissione sia delle componenti fonologiche che di quelle semantiche e sintattiche. Con l'ingresso nella scuola elementare il bambino ha manifestato ritardo nell'apprendimento di lettura e scrittura. Frequenta regolarmente la quinta elementare, ma con uno scarso rendimento scolastico, per la presenza di cadute soprattutto nella capacità di rievocazione di racconti, di attenzione e concentrazione durante lo studio, nel ragionamento logico e nell'esecuzione dei problemi. Secondo genitori e insegnanti, il bambino ha sempre presentato difficoltà a portare avanti da solo i compiti assegnati e una tendenza a "non stare a sentire".
Esistono altri modi per distrarre i figli
Il 26% dei bambini americani ha una tv nella sua stanza, e il 36 per cento delle famiglie americane lascia la tv accesa quasi tutto il tempo, anche quando non c'è nessuno a guardarla. Eppure le buone notizie vengono dalla medicina: in realtà i bambini più piccoli non hanno nessun bisogno di una tv per distrarsi, come dimostra non solo la nostra storia visto che fino a 50 anni fa siamo riusciti a farne a meno. "Il tuo bambino può crescere benissimo imparando a vivere con se stesso o a giocare sotto la tua supervisione", scrive Jean Lotus nella sua inchiesta. Lasciare i bambini da soli con la tv non è proprio una bella idea, dice invece Nancy Hall della Yale University's Bush Center in Child Development and Social Policy. "Ti sentiresti davvero di far passare il tempo di tuo figlio assieme a una baby sitter così speciale come il set di una televisione?".
Una malattia cresciuta insieme alla televisione
Conclusioni. Questa malattia colpisce il 12% dei bambini americani in età scolastica ed è cresciuta drammaticamente negli ultimi cinquant'anni. Altre ricerche avevano già dimostrato che l'ADHD era aumentata di pari passo con l'avvento della tv nelle nostre case, a partire dagli Anni 50, e che si era impennata ancora di più a partire dagli Anni 80, quando sono arrivati di moda i registratori e i video per bambini. Sappiamo che la malattia è anche genetica, ma gli scienziati hanno notato che è trasversale a tutte le classi sociali, che colpisce indifferentemente senza distinzioni di reddito e cultura, e che potrebbe esserci forse una causa unica legata al suo espandersi. Quest'ultima ricerca potrebbe aver risposto a questa domanda: guardar la tv per i bambini è un pericolo.
"La tivù somministrata ai bambini è strettamente
collegata a malattie come il cancro, l'autismo e la demenza"
tratto dalla rivista on line The Scotsman.com Articolo di Fergus Sheppard
lunedì 19 febbraio 2007. Traduzione per www.disinformazione.it a cura di Lorenza Veronese
collegata a malattie come il cancro, l'autismo e la demenza"
tratto dalla rivista on line The Scotsman.com Articolo di Fergus Sheppard
lunedì 19 febbraio 2007. Traduzione per www.disinformazione.it a cura di Lorenza Veronese
Affermazione del dott. Aric Sigman "E' il numero di ore e l'età in cui un bimbo inizia a guardare la televisione che incidono biologicamente sull'individuo. E' principalmente a causa del mezzo stesso, non del messaggio trasmesso, che si ottengono questi effetti devastanti".
Il dott. Aric Sigman, uno psicologo che ha già alle spalle numerosi anni di ricerche e pubblicazioni sulla televisione, a seguito di 35 tipologie diverse di studi ha identificato circa 15 effetti negativi che, egli sostiene, essere causati dalla televisione. Tra questi effetti, egli afferma di aver constatato lo svilupparsi di malattie come il cancro, l'autismo e il morbo di Alzheimer.
Il tema del rapporto dei bambini e la televisione e dell'obesità infantile è un argomento largamente trattato a livello europeo e soprattutto molto sentito in Gran Bretagna, dove si stanno da tempo prendendo provvedimenti a livello ministeriale per promuovere le attività sportive (soprattutto all'aperto) e un'alimentazione alternativa.
Ad ogni modo, purtroppo, le ricerche fatte finora hanno per lo più dato risultati negativi e sono da considerare molto seriamente. Il range di bambini affetti da miopia e da deficit di attenzione, da diabete, autismo e di individui che sviluppano, nel tempo, l'Alzheimer, aumenta a dismisura, mettendo in ginocchio la generazione dei giovani moderni, coloro dal cervello anestetizzato dalle immagini sullo schermo. La ricerca del dott. Sigman, pubblicata anche dalla rispettabile rivista Biologist magazine, sostiene che il problema "televisione" parte principalmente dal tempo che si trascorre di fronte alla stessa.
Per molte persone il tempo speso di fronte alla televisione sta diventando una percentuale sempre più alta di quello dedicato a compiere una qualsiasi altra attività fatta eccezione per le ore trascorse a lavorare o a dormire. Secondo una ricerca dell'Ufficio Ricerche sull'Audience britannico, all'età di 75 anni, un individuo si ritrova ad aver trascorso più di 12 anni della sua vita davanti alla tv. Il dott. Sigman, membro della Società Britannica degli Psicologi e autore del libro "Controllo Remoto: Come la Televisione sta danneggiando le nostre vite" ha condotto i suddetti studi in collaborazione con l'Accademia Americana dei Pediatri, l'Universitò di Cornell, Il Centro Medico Universitario di Stanford, L'Ufficio di Ricerche di Mercato Britannico e con quotate riviste mediche come il Lancet ed il Journal of Sleep Reasearch (Rivista di ricerche mediche sul Sonno). Il livello di danno causato dalla televisione, afferma ancora il dottore, dipende da quanto tempo si trascorre a guardarla. Teniamo conto che in media, all'etò di sei anni, un bimbo si ritrova ad aver giò trascorso un intero anno della sua vita di fronte alla tv. Se sommiamo anche il tempo trascorso davanti al computer, continua lo psicologo, allora risulta che l'attivitò svolta di fronte ad uno schermo diventa l'attività predominante per bambini un po' più grandi e quelli di età tra gli 11 e i 15 anni spendono oggi il 55% del loro tempo da svegli (quindi escluse le ore di sonno) o meglio, circa 7 ore e mezza al giorno, guardando televisione e computer. Ciò rappresenta una crescita del 40% avvenuto solo in questa ultima decade. Il Dr. Sigman sostiene che gli effetti di questa attività si riflettono sia sul corpo che sulla mente. Afferma che il cervello, ad esempio, non possa venire affatto stimolato dallo schermo, bensì viene narcotizzato, colpendo aree di quest'organo che, diversamente, verrebbero allenate e stimolate con la lettura, ad esempio. Una serie di effetti concatenati sono emersi tra i soggetti sottoposti a molte ore di televisione come l'obesità l'Alzheimer, il diabete e persino la diminuzione della capacità delle cellule di rimarginare le ferite. L'esposizione alle radiazioni della televisione, è stato dimostrato, sono causa principale della riduzione del livello di melatonina nel corpo, cioè la riduzione dell'ormone che regola l'orologio biologico del nostro corpo come ad esempio il tempo della crescita e dello sviluppo della pubertà. La melatonina viene prodotta dal nostro corpo durante la notte ed induce il sonno. Oggi, invece, si documenta che luminosità emessa dallo schermo della televisione sopprime, in parte, il livello di questo ormone nel sangue. (Il Lancet ha pubblicano nel luglio 2004 che la l'aumento della melatonina in una sola settimana senza tivù è stata del 30%)mQuesta sindrome è evidente nei giovani adolescenti incollati alla televisione che sempre di più sostengono di preferirne la visione notturna.
L'altro effetto collaterale, ovvero quello che affligge il ciclo di crescita dell'individuo legato alla melatonina, è quello che vede le nuove generazioni anticipare l'età della pubertà arrivando all'adolescenza qualche anno prima delle generazioni passate. Questa problematica ha iniziato ad essere osservata giù dagli anni '50 cioè dal periodo in cui la televisione è diventata un mass media. Mentre le ricerche del dottore si dirigono pesantemente dentro alla fisiologia e alla biologia, una conclusione può essere espressa, che ha a che vedere con una critica più generale alla TV è la televisione guardata di giorno, che spazia da soap opera e talk show mandano in "putrefazione il cervello" riducendo di molto le capacità cognitive soprattutto nelle donne anziane, inclusi effetti clinicamente riscontrabili di difficoltà di attenzione, di memoria e di velocità psicomotoria. Tutti i soggetti studiati dimostrano, di fatto, incapacità di reazione e lentezza di riflessi.
Il dott. Sigman aggiunge che "Permettere ai bambini di guardare così tanto lo schermo è una grave mancanza di responsabilità da parte dei genitori, un grave lavarsene le mani", secondo lui ai bambini più piccoli dovrebbe essere addirittura vietato l'uso di tale mezzo, introducendolo per gradi, negli anni successivi al 6° compleanno, somministrandolo con giudizio.
OBESITA'
La televisione è direttamente correlata e ora giudicata come causa indipendente dell'obesità infantile. Il rimanere seduti di fronte ad uno schermo è un'azione che comanda e cresce nella vita dei bambini, rimpiazzando molte attività fisiche. L'inattività è anche una causa di una dieta povera e malsana.
RISANAMENTO CELLULARE
La televisione è coinvolta nei processi di alterazione cellulare, di dimensione e consistenza della pelle e delle cellulare appartenenti al sistema immunitario. Può causare una migrazione di ghiandole cutanee del sistema immunitario, di parti del tessuto epidermico che giocano un ruolo molto importante nel risanamento delle ferite offrendo una difesa contro le malattie.
PROBLEMI CARDIACI
Molte ricerche sostengono che la televisione può essere una causa di malattie cardiovascolari a lungo termine. Negli adulti aumenta il colesterolo e la possibilità di malattie e malfunzionamenti cardiaci strettamente legati all'esposizione allo schermo subita, soprattutto, in età adolescenziale.
METABOLISMO
Una significativa relazione tra le ore settimanali trascorso davanti alla tv e il rallentamento del metabolismo è stata riscontrata. Il rallentamento metabolico diminuisce la possibilità di bruciare i grassi. Combinata con cibi molto calorici e bevande gassate e zuccherate, è una delle maggiori cause dell'obesità infantile e di altre malattie.
VISTA
Danni permanenti alla vista precedentemente attribuiti alla genetica, sono ora correlati all'esposizione allo schermo televisivo. Schermi della televisione e dei computer sono ora una delle maggiori cause della crescente miopia in quanto richiedono lunghi periodi di sforzo oculare nel fissare l'attenzione, da parte del telespettatore.
MORBO DI ALZHEIMER
La televisione guardata tra i 20 e i 60 anni è associata allo sviluppo del morbo di Alzheimer: per ogni ora in più che trascorriamo davanti allo schermo, aumenta il rischio di incorrere in questa malattia. L'attenzione, la memoria ed il tempo di reazione sono tutte abilità che vengono anche pesantemente intaccate.
INTERVALLO DI ATTENZIONE
Lunghi periodi davanti alla televisione possono infliggere danni a ciò che si chiama "meccanismo neuronale" che sta dietro alla capacità di attenzione e al controllo degli impulsi nervosi. Ciò significa danneggiare lo sviluppo delle cellule cerebrali e la capacità di concentrazione sugli oggetti. Per i bambini significa un alto tasso di disordini comportamentali e difficoltà di apprendimento.
ORMONI
Guardare la televisione sopprime la produzione di melatonina, un ormone chiave e un potente antiossidante che ha un ruolo importante nel sistema immunitario, nei cicli della veglia e del sonno e sull'inizio della pubertà. La melatonina regola l'orologio biologico in ognuno di noi, ma gli schermi luminosi possono interrompere questo processo.
CANCRO
La riduzione dei livelli di melatonina, sostiene il dott. Sigman, da come risultato buone probabilità che il DNA produca mutazioni tali da causare il cancro. Alcuni medici hanno pubblicato ricerche sulla connessione tra l'insonnia o i problemi del sonno ed il cancro, dichiarando che la mancanza di sonno induca profondi stati di stress che il nostro corpo tramuta nella produzione di cellule malate, cioè nel cancro stesso.
AUTISMO
Numerosi studi apportati dal team del dott. Sigman e da altri suoi colleghi, dimostrano che le ore spese a guardare la televisione in età infantile potrebbe provocare l'autismo in un bambino su 166. Il dottore cita una ricerca, in particolare, pubblicata dall'Università di Cornell che dimostra come la tv possa essere un grilletto che attiva questa condizione in bambini molto piccoli.
FAME
La mancanza di ore di sonno, dovute al disturbo psico-fisico causato dalla televisione, stimola l'aumento dell'appetito e alla produzione di grasso nel corpo. Questo avviene, secondo le sopraccitate ricerche, a causa di alterazioni subite da ormoni come la leptina e la grelina che regolano la sensazione di pienezza e il senso di fame.
CRESCITA CEREBRALE
I mass media interattivi e persino i videogame sono stati associati con la limitazione dell'attività cerebrale e neurologica. Guardare la televisione è considerato dai neuroscienziati un'attività non stimolante per l'intelletto, che ne impedisce lo sviluppo e l'allenamento. Ciò non accade, invece, per attività quali la lettura.
DIABETE
Il dott. Sigman afferma che guardare la televisione sia strettamente collegato a una significante crescita nel rischio di sviluppo anormale del tasso di glucosio a livello metabolico e dell'evoluzione di un nuovo tipo di diabete. Questo è correlato agli effetti di una vita sedentaria e di una dieta che spesso accompagna le ore spese davanti allo schermo, come dolciumi, caramelle e bibite zuccherate
Uno studio inglese: sempre più diffuse le difficoltà linguistiche
Gli esperti confermano: "Colpa della tv e dello stress"
Un bimbo su sei
non parla a 2 anni
di VERA SCHIAVAZZI
articolo apparso su Repubblica.it
Gli esperti confermano: "Colpa della tv e dello stress"
Un bimbo su sei
non parla a 2 anni
di VERA SCHIAVAZZI
articolo apparso su Repubblica.it
A diciotto mesi, un bambino inglese su quattro non è ancora in grado di pronunciare quelle 20 diverse parole che gli standard internazionali hanno individuato come "soglia minima" al di sotto della quale si può diagnosticare un ritardo nel linguaggio. E la percentuale sale a uno su quattro se si considerano soltanto i maschi, dei quali si conosce da sempre una maggiore precocità motoria e una "pigrizia" nell'esprimersi. La ricerca, realizzata da YouGov per BBC, non fa che rispecchiare un'ansia sempre più diffusa tra le mamme (e i papà), non soltanto in Gran Bretagna. L'ansia delle mamme rimbalza sul web in Italia: "Il mio tesoro di 21 mesi dice soltanto 'baba' per indicare la pappa e 'gnogna' per chiamare mia madre, il pediatra dice che non è nulla ma sono tanto preoccupata...", o ancora "dove posso eseguire un test audiometrico per essere sicura che senta correttamente?", "sapete indicarmi un bravo specialista nel Lazio?" e così via.E se le ragioni di inquietudine non mancano (eccesso di televisione anche da piccolissimi, mancanza di tempo per leggere le fiabe, abbondanza di figli unici sono universalmente riconosciuti come altrettanti fattori che potrebbero contribuire a spiegare il fenomeno) è vero anche che i genitori di oggi sono molto attenti, forse troppo, al benchè minimo sintomo che potrebbe rallentare il loro bambino nella sua marcia verso la crescita. Spiega Stefano Vicari, direttore di Neurospicologia Infantile al Bambin Gesù di Roma: "Un tempo, molti pediatri avrebbero detto alla signora che lamentava la scarsa propensione a parlare del figlio di due anni 'non si preoccupi, è pigro, recupererà in seguito'. Ora, per fortuna, nessuno lo fa più. Ogni bambino è diverso dagli altri e sarebbe sbagliato restare aggrappati a criteri troppo rigidi. Ma a due anni un bambino deve manifestare capacità di espressione e pronunciare delle parole, più o meno correttamente: se non la fa, è bene approfondire le ragioni". L'esperienza quotidiana dei pediatri italiani, i primi a dover dare risposte e a formulare diagnosi, conferma i dati inglesi. E se la ricerca britannica parla di un 34 per cento di bambine e di un 27% di maschietti che hanno pronunciato la loro prima parola già a nove mesi (in inglese dada, o daddy, proprio come 'papà per i coetanei italiani), in Italia cresce l'attenzione per il ritardo nel linguaggio. E, insieme a questa, la rapidità nell'individuarne e curarne le ragioni: "Abbiamo chiesto e ottenuto di introdurre uno screening audiologico fin dalla nascita in alcune città-pilota come Lecce - spiega Giuseppe Mele, segretario della Federazione italiana medici pediatri - La sordità o un deficit uditivo, sono naturalmente soltanto una delle possibili cause dei disturbi di linguaggio dei quali osserviamo quotidianamente l'aumento, ma sono anche quella più facile da indagare fin dalla nascita".Dove lo screening non viene fatto già durante il ricovero per il parto, a sette, otto mesi si può ricorrere al Boel-Test, un insieme di stimoli acustici e di parametri che consentono di stabilire se il bambino sente correttamente. E che i problemi aumentino si spiega, come afferma Mele, "con l'aumento di parti prematuri, di bambini a rischio per altre cause e di neonati che pesano meno dei parametri previsti". "Ma - osserva da un diverso punto di vista Tilde Giani Gallino, psicologa dell'età evolutiva - bisognerebbe tener conto anche di come è cambiato il rapporto tra genitori e figli, anche piccolissimi. Un tempo i neonati e i bambini fino a uno o due anni di età vivevano perlopiù a contatto solo con i parenti stretti, dormivano molto, uscivano di casa solo per andare ai giardinetti. Ora gli stimoli e il confronto sono costanti, e ogni genitore si aspetta che il suo bambino faccia tutto subito, e si preoccupa se questo non accade"."I gesti - osserva ancora Giani Gallino - hanno almeno in parte sostituito le parole, e bisogna dire che la maggior parte dei bambini che tardano a parlare si fa, comunque, capire benissimo dagli adulti che lo circondano. In questo senso, pronunciare correttamente le parole diventa meno necessario e nessun genitore passa più ore e ore a correggere un figlio che non dice bene la 'r' o la 'd'". "Non dimentichiamo - conferma Vicari - che i bambini agiscono per imitazione: camminano se vedono altre persone farlo, parlano per ripetere i suoni emessi dai genitori. Anche per imparare a parlare, comunque, la tv può avere un impatto negativo, nonostante qualcuno pensi il contrario: si tratta di un ascolto passivo, molto meglio l'interazione che si stabilisce tra bambino e adulto, magari aiutata da un libretto illustrato, da una filastrocca o da una canzone". Che cosa fare e che cosa evitare? Lasciar parlare il piccolo senza interromperlo, anche se sbaglia, ascoltandolo con attenzione, favorire i suoi gesti, ripetere correttamente le parole senza pretendere che lo faccia anche lui. Da evitare invece la presa in giro o - peggio - l'abitudine di far finta di non aver sentito perchè la parola è stata pronunciata in modo approssimativo.
4 commenti:
grazie, Tuya, per questi articoli molto interessanti.
Li ho copiati e li farò girare. Magari certe persone, così malate di televisione, ogni tanto useranno il telecomando per avere un po' di silenzio.
sarima
Vi è, ovviamente, molto da sapere su questo. Penso che hai fatto alcuni buoni punti in dispone anche di. Continuare a lavorare, ottimo lavoro!
Semplice e dolce. Sto pensando di iniziare un altro blog o cinque molto presto, e sarò sicuramente prendere in considerazione questo tema. Keep 'em in arrivo!
Questo è stato abbastanza a condizione che vi sono molti là fuori che aspettano solo di destra.
Posta un commento